Il Territorio

Il canto a tenore, Patrimonio dell'Umanità

Oltre al complesso nuragico di Barumini e al Parco geominerario del Sulcis Iglesiente, la Sardegna può vantare un altro Patrimonio dell'Umanità Unesco: il canto a tenore.

Le voci Questo particolare tipo di canto corale, emblema della cultura pastorale dell'isola, è stato iscritto ufficialmente nella lista Unesco solo nel 2008 ma le sue origini sembrano risalire a migliaia di anni fa. Probabilmente alla stessa civiltà nuragica che creò il sito di Barumini, forse per imitare i versi degli animali. Gli elementi base del classico quartetto di tenori infatti sembrano riprodurre il belato della pecora (sa contra) e quello dell'agnello (sa mesu hoche ), il muggito del bue (su bassu) e la voce dell'uomo, che domina su tutti, interpretata dal solista e chiamata appunto 'sa boche'.

Come si canta Il canto a tenore, detto anche 'a cuncordu', si svolge secondo ruoli definiti. Sa boche interpreta un testo in lingua sarda mentre gli altri tre cantori lo accompagnano con le caratteristiche sillabe gutturali, che in genere non hanno alcun senso né un ordine preciso. Il repertorio può variare dai canti a 'boghe sèria' (con versi a endecasillabi o strofe) a quelli a 'muttos', d'argomento amoroso o satirico, o essere usato come accompagnamento dei balli tipici sardi. Oltre che nelle feste tradizionali o in rassegne musicali, non è raro imbattersi in qualche esibizione di tenores anche nei bar dei paesi, specie in Barbagia o nel Logudoro.


Vuoi lasciare un commento?

Compila i campi per lasciare un commento. Il commento verrà pubblicato dopo l’approvazione del moderatore.