Storia

Sua maestà il Filu 'e ferru

Alzi la mano, e il bicchiere, chi non ha mai assaggiato il Filu ’e ferru, la tipica acquavite di Sardegna. Da gustare a temperatura ambiente, a piccole dosi, supera i 40 gradi alcolici.

Simbolo dell'isola
Colore chiaro, gusto pulito, direbbe il Michele di un celebre spot anni Ottanta. Ma occhio, il Filu ’e ferru ha un sapore forte, molto forte. Un tempo prodotto anche clandestinamente, per non pagare le tasse di fabbricazione degli alcolici, oggi questa acquavite è venduta praticamente in tutti i supermercati della penisola ed è diventata uno dei simboli più noti della Sardegna, insieme al mirto. Viene fatta con le vinacce (i residui della lavorazione dell'uva, formati da graspi, bucce e vinaccioli) provenienti da vitigni Vermentino o Vernaccia.

Perché si chiama così Chiamato anche Abbardente, ossia 'acqua ardente', il Filu ’e ferru trae il suo strano nome da una pratica utilizzata dai distillatori clandestini nell'Ottocento per salvarsi dai controlli della polizia del Regno di Sardegna. Le bottiglie venivano nascoste sotto terra, oppure all'interno di zucche o botole, e per poterle ritrovare facilmente erano attaccate a un filo di ferro che spuntava in superficie. Quando si dice 'la necessità aguzza l'ingegno'!

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